David Irving

David Irving È l'autore di una trentina di libri, tra cui ''Apocalisse a Dresda'' (1963), ''La guerra di Hitler'' (1977), ''La guerra di Churchill'' (1987), in cui si esprime secondo i canoni del revisionismo storiografico.

La reputazione di Irving come storico fu screditata dopo lo scoppio di una violenta polemica con la storica statunitense Deborah Lipstadt, cui seguì una causa per diffamazione intentata nel 1996 da Irving stesso contro la Lipstadt e l'editore Penguin Books. Nella successiva sentenza - che rigettò la causa, dando torto a Irving - la corte osservò che Irving era un "attivo negatore dell'Olocausto", antisemita e razzista, nonché "associato con degli estremisti di destra che promuovono il neonazismo". Il giudice affermò anche che Irving aveva "per le sue ragioni ideologiche continuativamente e deliberatamente manipolato e alterato l'evidenza storica". Irving non si è mai identificato come un membro della corrente pseudostorica del negazionismo, i cui aderenti si autodefiniscono "revisionisti della Shoah" vedendosi principalmente come uno storico revisionista di guerra con idee affini, ma non un "revisionista" specializzato nei dettagli tecnici sull'Olocausto come Robert Faurisson; tuttavia già nel 1983 aveva partecipato ad un convegno dell'Institute for Historical Review (IHR), la principale associazione negazionista mondiale, cui peraltro nel 1980 aveva ceduto i diritti di distribuzione dei suoi libri negli Stati Uniti.

David Irving fu arrestato in Austria l'11 novembre 2005; il 20 febbraio 2006 fu riconosciuto colpevole da un tribunale per "aver glorificato ed essersi identificato con il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori", cosa che in Austria è punita, secondo il Verbotsgesetz, la legge per la denazificazione del 1947, che vieta qualsiasi "attività in senso nazionalsocialista", in particolare come modificata nel 1992; in tale anno fu introdotto il divieto di negazione, minimizzazione, approvazione e giustificazione del "genocidio nazista o degli altri crimini nazisti contro l'umanità, qualora ciò avvenga in opere di stampa, radiofoniche o comunque pubblicato in modo tale da essere accessibile ad un vasto pubblico", sotto pena di reclusione da 1 a 10 anni, e nei casi di maggiore pericolosità, fino a 20 anni. In base a tale sentenza Irving fu condannato a tre anni di reclusione, scontando in carcere 400 giorni prima di ottenere la liberazione condizionale. da Wikipedia
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